Tar, Comune Barisciano paga il conto… a 7 anni dalla sentenza

PrimaDaNoi - 6 nov. 2013

Salvatore protesta: «mala amministrazione che dovremo pagare di tasca nostra». 

A 7 anni dalla condanna del Tar il Comune di Barisciano decide di pagare, a due note imprese locali, le spese legali così come disposto dal giudice amministrativo nel 2006.

Il Tar aveva infatti accolto i ricorsi presentati contro il comune dalle ditte Fratelli Cecala s.n.c. e Pasqua Anastasia e ha condannato il comune e l'Anas, in solido tra di loro, alla liquidazione delle spese di giudizio pari ad 9.000 euro oltre accessori di legge.

Nonostante la sentenza l'amministrazione finora non aveva versato quanto dovuto (circa 7 mila euro). Il 14 ottobre scorso l'avvocato Roberto Colagrande ha determinato le spese e il giorno successivo la giunta comunale ha dato via libera al pagamento (dopo il parere favorevole del responsabile servizi
Finanziari).

«Sette anni per dare seguito ad una sentenza», protesta l'ex consigliere Walter Salvatore. «Si tratta, per adesso, di poco meno di 7.000 euro ai quali probabilmente, prima o poi, andranno sommate le parcelle dei legali che hanno rappresentato il Comune dinanzi al giudice amministrativo».

Salvatore rispolvera anche la sentenza del 2006 e ricorda che il giudice aveva sentenziato: «l'operato del Comune di Barisciano si è combinato con quello dell'Anas abruzzese in un'ottica di violazione di leggi e di eccesso di potere sotto molteplici profili»

«Non è certo il caso di sorvolare sul danno erariale già concretizzato», insiste Salvatore, «e sul conto ancora più salato che prima o poi, inesorabilmente, sarà presentato al Comune (cioè a tutti noi) come risarcimento e ristoro del danno milionario subito dalle imprese coinvolte in questo evidente e conclamato caso di mala amministrazione ma la faccenda offre lo spunto per una ulteriore amara constatazione:

è un dato di fatto che un'amministrazione può continuare indisturbata a governare un Paese anche quando il proprio operato è distante anni luce dagli interessi della collettività, dalla tutela e valorizzazione delle imprese che vi operano, dalla capacità di stimolare un sano rapporto di convivenza sociale ed assolutamente nulla le impedisce di far pagare le conseguenze delle proprie incapacità (più o meno consapevoli) ai cittadini lasciando strascichi e pendenze così gravi da ipotecare pesantemente anche le prospettive delle future generazioni.

Così ci siamo ridotti... e probabilmente è ciò che ci meritiamo! a meno che non ci si attivi per pretendere che coloro che hanno sbagliato si accollino le conseguenze, almeno quelle economiche, del proprio operato.

In questo caso però ci vorrebbe almeno una minoranza in consiglio comunale, una minoranza vera».

PrimaDaNoi - 6 nov. 2013