Pasqua e pasquetta

Dissenso a pasquetta - Barisciano (AQ)

24-25 aprile 2011

E' trascorso poco più di un anno dalle ultime elezioni comunali e facendo il punto sulla situazione attuale di Barisciano anche coloro che,  con il naso tappato, hanno pensato utile dare il proprio voto all'attuale amministrazione, non riescono a fare a meno di manifestare il proprio dissenso e muovere critiche più o meno vibrate all'indirizzo dei propri amministratori.

Nella notte tra Pasqua e Pasquetta sono stati diffusi volantini che manifestano lo stato d'animo di chi oggi si sente tradito dalla propria parte politica e dai rappresentanti che anch'esso ha contribuito a far eleggere.

E' amaro dover ricordare che la "minoranza" l'aveva detto... ed aveva con chiare argomentazioni dimostrato come questa classe politica fosse inadeguata a gestire questa fase così delicata della vita del nostro comune.

Rimasti inascoltati dalla maggioranza dei cittadini ora salta evidente anche all'occhio dei simpatizzanti la parte avversa che siamo costretti a subire un governo che di democratico e trasparente non ha alcunché.

Fanno bene i fiancheggiatori "pentiti" a sottolineare come sia assolutamente assente qualsiasi collegamento tra la popolazione e chi la governa.

Fanno bene i militanti "delusi" a sottolineare come non sia accettabile che uno o meglio due singoli uomini possano decidere da soli le sorti di un'intera  collettività ed ipotecare il futuro delle prossime generazioni.

Meno daccordo sulla premesa che caratterizza questo ennesimo volantino clandestino che, forse per partito preso, non poteva esimersi dal muovere qualche critica alla minoranza (scadendo in critica su fatti personali dimostrando di non conoscerli tanto sono fondati su livori ed invidie personali che esulano dalla critica politica)  prima di portare l'affondo vero e proprio ai due sindaci di Barisciano.

C'è poco d fare... quando uno è "schierato a prescindere" e si trova a dover criticare la propria parte gli torna difficile e quindi lo fa con timidezza, misurando le parole, con il timore reverenziale che caratterizza da sempre il proprio rapporto di soggezione e sudditanza.