L'inglese parlato a Corte

giustizia

13 nov. 2014

Alle medie ed al Liceo scelsi di imparare la lingua Francese.

All'Inglese mi ci dedicai da autodidatta studiando su alcuni testi degli anni '60 che giravano per casa.

Fu così che, nei primi anni ottanta, trovandomi a lavorare in paesi anglofoni, potei sfoggiare il mio impeccabile inglese.

Tanto impeccabile che i miei interlocutori mi fecero notare più volte che parlando con me si aveva l'impressione di trovarsi a Corte.

I vent'anni trascorsi dalla stampa dei miei libri di testo erano stati sufficienti per modificare sostanzialmente la lingua Inglese e far diventare "datate" le mie locuzioni.

Oggi è il turno delle regole che governano il diritto e la giustizia in generale dato che, come allora, convinto della correttezza e della fondatezza dei principi che ritenevo alla base di uno stato di diritto mi trovo oggi a dover constatare che nel frattempo tali fondamentali devono essere stati abrogati.

Non può esserci altra spiegazione e dunque quando osservo gli esiti di certe sentenze o quelli di alcuni ricorsi oppure il perseverare, rimanendo indenni, di alcuni amministatori in atti che ritenevo illegittimi dovrò abituarmi a valutarli in base ad un nuovo concetto di diritto che ignoravo fosse stato normato.

Dando per scontato che gli organi di controllo agiscono in modo ineccepibili devo concludere che ad essere cambiati sono i Codici e le regole della giustizia... e pensare che non me ne ero accorto.

Walter Salvatore