Grotte, una bomba ad orologeria

Cavità sotterranee L'Aquila

L'Editoriale - 21 dic. 2011

Gallerie e sotterranei nei centri storici, una bomba ad orologeria.

Uno studio approfondito sul sottosuolo aquilano del 2010, della Protezione civile e della Regione Abruzzo, ha fornito criteri ed elementi per una ricostruzione sicura. Si chiamano studi di microzonazione sismica, e forniscono informazioni agli amministratori di cui dovrebbero tener conto.

Per quel che riguarda il cratere, L'Aquila ed il suo vasto territorio di frazioni e periferie, ci sono questioni da non sottovalutare come le cavità, di cui è pieno il centro storico del capoluogo e non solo, le generazioni più mature hanno sempre sentito parlare di sotterranei e di gallerie, senza però saperne di più. Un po' come il detto dei nonni "L'Aquila trema ma non crolla", smentito dai terribili fatti del 6 aprile, così per le cavità aquilane, andrebbe affrontato un discorso serio e concreto.

"La presenza di cavità di origine antropica nel sottosuolo aquilano - rileva lo studio della Protezione civile - rappresenterà per l'estensione ed il numero delle stesse uno degli aspetti più importanti da prendere in considerazione, al momento della ricostruzione". Ma niente di tutto ciò sta avvenendo, perché il Comune dell'Aquila non ritiene di dover approfondire e non lo sta facendo.

Di queste cavità si è persa memoria, sono spesso seppellite da terreni di riporto o detritici, "veri e propri labirinti, sono stati rinvenuti al di sotto di numerosi centri abitati dell'aquilano - riporta lo studio - alcuni di questi labirinti sono stati in parte consolidati, ma il maggior numero resta prevalentemente abbandonato, e per le amministrazioni locali costituiscono una vera e propria bomba ad orologeria, quando le cavità si estendono al di sotto della viabilità locale con le volte che vengono continuamente sollecitate dal traffico veicolare più o meno pesante, e possono essere oggetto di cedimenti e costituire pertanto un serio pericolo per la pubblica incolumità".

Ne è un esempio agghiacciante, la voragine che si è aperta il 6 aprile in via Campo di Fossa, inghiottendo auto e chi sa cos'altro ancora.

"La tenuta e la stabilità di tutte le cavità di origine antropica è stata duramente messa alla prova dall'evento sismico del 6 aprile 2009 e dalle scosse successive - proseguono gli esperti - appare pertanto necessario che tale situazione, sia tenuta in massima considerazione prima di pensare ad un benché minimo recupero dei centri storici, già gravemente compromessi e distrutti dal terremoto".

La mente corre ad Onna, ma anche a Tempera per le quali sono già pronti i Piani di ricostruzione come pure sarebbe definito il piano per il cuore antico del capoluogo regionale, che Massimo Cialente pensa di ufficializzare a gennaio, senza tener minimamente conto delle cavità sotterranee, mentre stucchi e restauri di superficie, continuano ad essere oggetto di convenzioni politiche, l'ultima, presentata proprio oggi senza un minimo di coscienza civica.

"Prima di scegliere qualsiasi metodo di adeguamento sismico e ristrutturazione dei singoli edifici o degli aggregati - indica la Protezione civile nel 2010 - occorrerà effettuare un censimento a tappeto di tutte le cavità presenti al di sotto degli edifici danneggiati e non. Solo dopo questo accurato lavoro, si potrà definire il livello di consolidamento necessario per ciascuna cavità e che potrà variare a seconda dei casi, da semplici opere di puntellamento a vere e proprie bonifiche con riempimenti ed iniezioni. E solo dopo aver fatto il censimento, si passerà alle demolizioni", cioè un cronoprogramma post emergenza, ad oggi del tutto ignorato.

Comunque proprio in queste ore una lettera del responsabile infrastrutture della Sge di Chiodi, chiede conto al Comune dell'Aquila del censimento delle cavità antropiche presenti, senza quell'atto, non andrà in porto nessuna pianificazione.

L'Editoriale - 21 dic. 2011